Rifiuti: l’esempio di Capannori, dove tutti risparmiano

rifiutiIn questi anni il Comune di Capannori ha dimostrato che l’aumento dei rifiuti non è più un dato immodificabile, ma solo un fattore che può essere governato con il coraggio di una politica che guarda alla sostenibilità e alla necessità di scelte coraggiose e concrete per un comune futuro possibile. Siamo riusciti ad avere un contatto con l’assessore all’Ambiente di Capannori (Lucca), Alessio Ciacci, il quale come risposta ad alcune nostre domande inviategli per email ha spedito con il medesimo metodo un ricco vademecum sul lavoro svolto.

Come mai avete intrapreso l’esperienza della raccolta differenziata?

«A Capannori abbiamo voluto costruire una politica ambientale i cui punti fondamentali fossero essenzialmente due: sostenibilità e partecipazione. Capannori è il primo Comune in Italia ad aver aderito alla “Strategia rifiuti zero”. Pertanto ci siamo posti l’obiettivo di intraprendere il percorso verso il traguardo dei “Rifiuti Zero” entro il 2020, stabilendo per il 2008 il raggiungimento del 60% di raccolta differenziata e per il 2011 il 75% combinando questi obiettivi con un impegno costante. Mirato alla riduzione della produzione dei rifiuti. Il nostro modello di sviluppo, improntato su uno spreco insostenibile di materie prime, di energia e sulla produzione di una quantità enorme di rifiuti, non può più essere definito sostenibile. Occorre ripensare in termini di “futuro possibile” il modo di vivere il rapporto uomo-ambiente vincolando le attività umane al massimo risparmio energetico e di materie prime. La questione rifiuti ha dimostrato mostrato in questi anni la centralità del nostro stile di vita ed ha fatto emergere la problematica dello smaltimento di enormi montagne di scarti che la nostra società produce. Negli ultimi 15 anni la produzione di rifiuti in Toscana è aumentata ad un ritmo annuo di circa 100 mila tonnellate. Ogni anno più di 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono in discariche o inceneritori».

A Vigevano abbiamo avuto problemi con la raccolta differenziata. C’è stato un tentativo di avviarla che ha avuto però insuccesso e a detta del numero uno di Asm non c’è stata la minima collaborazione da parte della gente. Come si spiega il successo di Capannori nel coinvolgere i propri cittadini?

«A Capannori la sfida è iniziata da Guamo (frazione di Capannori ndr), dove non solo abbiamo sperimentato, primi in Toscana, la raccolta domiciliare, ma lo abbiamo fatto costruendo questa sfida assieme alla cittadinanza, in assemblee svolte in ogni contesto, sia istituzionale che ricreativo, nelle circoscrizioni, nei bar e nelle parrocchie, con un impegno ed un ascolto che ha fatto crescere dal basso l’idea. La necessità di progetti che coinvolgano le comunità, e sappiano ridefinire i nostri stili di vita, è una necessità sociale ed ambientale senza precedenti. È una necessità sociale perché l’aggregazione comunitaria è quasi scomparsa, affidata sempre più agli spazi sterili e vuoti del mercato e dei grandi centri commerciali. È una necessità sociale perché la politica è svuotata della partecipazione dal basso di cui invece deve alimentarsi come linfa vitale per costruire il bene comune. È una necessità sociale perché le regole del mercato impongono una politica di prezzi che porta la produzione locale ad essere strangolata dalle grandi marche che mettono in crisi l’economia locale. È una necessità ambientale perché la società dell’immagine e dell’usa e getta si basa quasi esclusivamente sulla pubblicità e sull’immagine con sprechi insostenibili di risorse, energia, trasporti. Il buon esito di progetti che sappiano invertire queste tendenze dipende esclusivamente

dalla dimostrazione alla comunità che esiste chi progetta un futuro diverso, che ha una speranza solo se passa dalla responsabilità delle scelte di ognuno di noi. In questo percorso a Capannori, oltre alle decine di assemblee, abbiamo voluto stimolare la partecipazione dal basso anche e soprattutto attraverso la collaborazione attiva con le associazioni locali, di ognuna delle frazioni attraversate dalla raccolta domiciliare. Grazie ad un piccolo sostegno economico, di sei euro per ogni famiglia visitata, sono stati infatti i volontari delle associazioni locali, associazioni ambientaliste, di volontariato, sportive, sanitarie a visitare ogni nucleo familiare, distribuire il materiale informativo, i sacchetti ed i bidoncini e a spiegare a tutti gli abitanti l’importanza della raccolta differenziata. Questo ha fatto sì che ogni cittadino sia stato visitato direttamente dal vicino, dal parente, dal conoscente o dall’amico. Non c’è stata imposizione dall’alto ma un’opera di aggregazione che ha fatto crescere enormemente la sensibilità ambientale in tutto il comune. Il grande impegno politico degli amministratori, l’eccezionale coinvolgimento cittadino, la mole di forze dispiegate sul territorio per sensibilizzare e far conoscere questo importante progetto, sono stati indubbiamente gli elementi centrali di questo successo».

Quali sono stati i vantaggi creati dalla raccolta “porta a porta”?

«I vantaggi hanno allo stesso tempo un aspetto di utile e virtuoso. Grazie alla sola raccolta differenziata della carta nel 2008 abbiamo risparmiato l’abbattimento di centomila alberi, il consumo di 2,85 milioni di litri d’acqua, l’emissione di 9.100 tonnellate di C02. Grazie al riciclo del vetro e della plastica, la mancata emissione in atmosfera di CO2 è stata pari a ben 821.200 chili. Grazie all’utilizzo di sfalci e potature si è ottenuto un risparmio di 1.074.500 chili di CO2. Abbiamo riscontrato anche vantaggi occupazionali. Il “porta a porta” necessita infatti di un numero più elevato di operatori. Dall’inizio del sistema di raccolta “Porta a porta” ad oggi ci sono state circa quaranta nuove assunzioni. Questo non ha significato però maggiori costi perché sono stati compensati dai risparmi ottenuti dal mancato smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Questi risparmi li abbiamo investiti non solo in mezzi più piccoli ed ecologici ed in nuovo personale, ma anche garantendo un risparmio sulla tariffa al cittadino. Ed infine vantaggi per i cittadini. Con i risparmi ottenuti dal non dover smaltire i rifiuti indifferenziati, oltre a coprire i costi delle nuove assunzioni, abbiamo riconosciuto una riduzione della tariffa. La riduzione è stata pari al il 20% sulla parte variabile».

 

Simone Satta