Quell’insopportabile tanfo di censura

Segnatevi questa data: prime ore di martedì 30 novembre, anno del Signore 2010. Stampatela bene nella memoria perché questa giornata, meglio questa nottata, ha segnato una delle pagine più vergognose della storia cittadina. Almeno per quanto riguarda gli ultimi anni. Il consiglio Comunale ha votato un ordine del giorno (n. 14) di modifica al regolamento del Consiglio stesso. Al suo interno anche una norma in cui si limita la ripresa video integrale delle sedute. Da questo momento gli unici deputati a riprendere per intero le sedute sono il Comune stesso e le televisioni. Tutti gli altri soggetti, quindi giornalisti free lance, redattori di testate giornalistiche, associazioni e privati cittadini potranno effettuare riprese limitate nel tempo previa autorizzazione del Presidente del Consiglio (Matteo Loria).

Voti favorevoli 19 (Lega Nord), contrari 6 (Civiltà Vigevanese e Partito Democratico), astenuti 2 (Polo Laico).

Le motivazione, ridicole, tendono ad evitare che si possano effettuare tagli e montaggi tali da diffamare o mettere in ridicolo i vari interventi. In Commissione consiliare (le riunioni dei capigruppo che si tengono prima del Consiglio, dove vengono discussi e analizzati preventivamente gli argomenti da discutere in aula) il consigliere Buffonini aveva chiesto che venissero limitate anche le foto. Paura di essere colti in atteggiamenti poco consoni al luogo? O timore che i cittadini possano vedere e, soprattutto, ascoltare le fanfaronate che spesso e volentieri escono dalle bocche dei cittadini liberamente eletti?

«In questo luogo non è consentito eccepire la privatezza – ha sottolineato il capogruppo di Civiltà Vigevanese Carlo Santagostino – Siamo stati eletti, dunque non possiamo condividere norme che limitano la libertà».

«Bloccare e controllare questa libertà – le parole di Michele Bozzano del Pd – significa bloccare il progresso».

Neppure una parola da parte del difensore civico per eccellenza, il socialista del Pasok, nonché rappresentante del Polo Laico Beppe Bellazzi o della sua collega di partito, Annalisa Vella che, non dimentichiamolo, è pure vicedirettore del più importante giornale cittadino. Evidentemente le “ragion di stato” sono più importanti di questo fondamentale e inalienabile diritto. Da oggi Vigevano può essere paragonata a quegli stati autoritari (Cina, Corea del Nord, Iran tanto per fare alcuni esempi) che fanno fondano i loro governi sulla dittatura e sul controllo totale dell’informazione.

Eppure la libertà di stampa è una delle garanzie che un governo democratico, assieme agli organi di informazione (giornali, radio, televisioni, provider internet) dovrebbe garantire ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l’esistenza della libertà di parola e della stampa libera, con una serie di diritti estesi principalmente ai membri delle agenzie di giornalismo, ed alle loro pubblicazioni. Si estende anche al diritto all’accesso ed alla raccolta d’informazioni, ed ai processi che servono per ottenere informazioni da distribuire al pubblico. In Italia la libertà di stampa è sancita dall’Art. 21 della Costituzione.

Anche come paese integrante dell’Unione Europea l’Italia si impegna a rispettare la libertà di stampa come sancito nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione, nell’Art. II-71 che stabilisce la “Libertà di espressione e d’Informazione”.

Come stupirsi, dunque, se l’Italia compare al 72° posto per la libertà di stampa nella classifica stilata da Freedom House, organizzazione indipendente Usa fondata nel 1941 per garantire nel mondo le libertà. Con sorpresa, ma non troppa, l’Italia risulta essere un Paese in cui la stampa è soltanto parzialmente libera, come il Sudafrica, le Filippine, il Congo, la Thailandia e il Nepal, dopo Suriname, Trinidad e Tobago ma anche Israele, Grecia e Cile. Il nostro Paese è penultimo tra i quelli dell’Europa Occidentale, seguito soltanto dalla Turchia.

Ecco perché ci sentiamo in dovere di lanciare un appello a tutti i cittadini e a tutte le associazioni: al prossimo Consiglio Comunale partecipiamo in massa e riprendiamo questi signori che vogliono deliberare sulle nostre teste senza nessun contraddittorio e controllo. Sfidiamoli. Avranno solo due possibilità: far sgomberare l’aula (da due vigili rambo?) o sospendere la seduta. La porcata vigevanese, dalla vomitevole puzza di censura, non deve passare sotto silenzio.