Oliviero Toscani, mito provocatore

Il primo ospite della rassegna letteraria cittadina è stato Oliviero Toscani, classe 1942, fotografo milanese eclettico, eccentrico e provocatorio, conosciuto ai più per la sua collaborazione con l’azienda italiana di abbigliamento Benetton, durata ben 18 anni, dal 1982 al 2000. L’intervistatore scelto per la serata, l’assessore alla cultura Giorgio Forni, è stato adombrato dalla forte personalità e dall’impeto burrascoso del fotografo. Le domande, non certo per cattiveria, venivano superate dal Toscani che sembrava avere in mente un’infinità di idee da rigurgitare sul vasto pubblico presente in Cavallerizza, «faccio semplicemente il fotografo – ha esordito brandendo il microfono – documento le espressioni del mio tempo». Mentre l’intervista aveva luogo scorrevano sulla parete alle spalle dei due colloquianti immagini rappresentanti le opere di Oliviero Toscani: fotografie che variavano da ritratti di personaggi famosi come Andy Warhol e Mick Jagger a quelli di “semplici” modelli reclutati per campagne pubblicitarie, intervallati da simboli provocatori quali cavalli nell’atto sessuale o stronzi, da intendersi come massa fecale solida di forma cilindrica (definizione del dizionario Treccani).

Toscani ha dimostrato di non avere peli sulla lingua, le sue parole hanno certamente infastidito alcuni degli astanti e peccato non fossero presenti, almeno in prima fila, esponenti del governo cittadino se non qualche rappresentante del Polo Laico perché il fotografo, rispondendo alla domanda di Forni che riguardava il simbolo troppo ricorrente alla scuola di Adro (il sole delle Alpi), ha giocato sul fatto di trovarsi in una Vigevano a maggioranza leghista, lanciando amare frecciatine ai politici in verde di tutta Italia e sostenendo che: «il sole delle Alpi è una cagata, lo sanno fare i bambini in terza elementare appena gli danno un compasso in mano».

Dura la contestazione di Toscani anche contro la televisione, «smettetela di guardare la Tv, vi influenza tremendamente – ha inveito verso il pubblico – la scatola che avete in salotto (lui ha ammesso di averla in giardino) vi fa vedere certe cose che poi andiamo a pensare siano certamente come le percepiamo sullo schermo, anche se non è il nostro reale pensiero. Il mito e il tutto è decisamente deviato dalla comunicazione di oggi».

Oliviero Toscani, che è stato anche candidato nelle liste dei Radicali di Marco Pannella per le elezioni politiche del 1996 e del 2006 oltre ad aver recentemente esaurito, causa litigi interni alla maggioranza, il suo ruolo di assessore nella giunta di Salemi al fianco di Vittorio Sgarbi sindaco, ha avuto da ridere anche sulla situazione culturale del nostro Paese, «in Italia i turisti vengono a vedere l’arte, ma produrla qui è difficilissimo anche se la cultura ha davvero un facile commercio. Qui ad esempio, dove ci troviamo ora giravano i cavalli, sarebbe stato tanto semplice far fruttare economicamente questo luogo soltanto dal punto di vista artistico ed invece hanno tombato (qui inteso come asfaltato n.d.r.) tutto rovinando questo patrimonio. Questa è l’Italia», e sui nostri politici descritti come «le solite facce di merda presenti ai soliti programmi televisivi».

Un vero fiume in piena il primo ospite della rassegna letteraria numero nove che parlando della sua pratica di assessore alla cultura in Sicilia ha descritto a modo suo il Bel Paese, «nella mia esperienza politica a Salemi ci siamo positivamente divertiti – ha cominciato – ma poi vedete, la nostra Italia è un paese di vecchi in cui anche i giovani sono vecchi. Un Paese in cui abbiamo la mafia nel sangue come quando ad esempio diciamo ad un conoscente di fare il nostro nome per avere privilegi, che sia un appuntamento dal medico o una comparsata in televisione, anche questa è mafia. È giusto però ammettere – ha concluso ironicamente  – che anche qui esistono persone fantastiche ma sono individui, non sono italiani».

Parlando, in conclusione della serata, del suo lavoro ha voluto fare un applaudito elogio all’arte della comunicazione e dell’artigianato «il mio è solo un mestiere, l’artista non è interesatto al suo datore di lavoro, l’importante per lui è l’arte. Io mi occupo principalmente di comunicazione, la quale – ha proseguito – è strettamente legata al potere, necessitano entrambi l’uno dell’altra. Vedete, – ha continuato Toscani passando all’artigianato –  in questo Paese è necessario rivedere la nostra condizione umana perché nessuno era bravo come i nostri artigiani che sapevano davvero usare le mani. Ora invece ci sono studentelli, figli di quei fantastici manovali che si sono rotti la schiena per far studiare la propria prole, che usciti dalla Bocconi non sanno fare più niente».

«Oliviero Toscani, il personaggio giusto per iniziare la rassegna tra il mito e l’antimito»,è stata la frase di apertura di Forni. Mai parole furono più azzeccate.