Martedì 22 Dicembre, ore 20: Il Trovatore

trovatoreIl trovatore è un’opera di Giuseppe Verdi rappresentata in prima assoluta il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma. Assieme a Rigoletto e La traviata fa parte della cosiddetta trilogia popolare. Il libretto, in quattro parti e otto quadri, fu tratto dal dramma El Trobador di Antonio García Gutiérrez. Fu Verdi stesso ad avere l’idea di ricavare un’opera dal dramma di Gutiérrez, commissionando a Salvadore Cammarano la riduzione librettistica. Il poeta napoletano morì improvvisamente nel 1852, appena terminato il libretto, e Verdi, che desiderava alcune aggiunte e piccole modifiche, si trovò costretto a chiedere l’intervento di un collaboratore del compianto Cammarano, Leone Emanuele Bardare. Questi, che operò su precise direttive dell’operista, mutò il metro della canzone di Azucena (da settenari a doppi quinari) e aggiunse il cantabile di Luna (Il balen del suo sorriso – II.3) e quello di Leonora (D’amor sull’ali rosee – IV.1). Lo stesso Verdi, inoltre, intervenne personalmente sui versi finali dell’opera, abbreviandoli.

La trama – oltremodo intricata e romanzesca – si sviluppa parte in Biscaglia e parte in Aragona all’inizio del XV secolo.

Parte I – Il duello

La scena si apre nel palazzo dell’Aliaferia dove Ferrando, capitano delle guardie, racconta agli armigeri la vicenda del figlio minore dell’allora Conte, fratello dell’attuale Conte di Luna, rapito anni prima dalla figlia di una zingara per vendicare la madre giustiziata dal Conte con l’accusa di maleficio; la zingara (Abbietta zingara) aveva poi bruciato il bambino e per questo omicidio i soldati ora chiedono la sua morte. Nel frattempo Leonora, giovane nobile amata dal Conte di Luna, confida a Ines, sua ancella, di essere innamorata di Manrico (Tacea la notte placida), il Trovatore appunto. Il conte, intento a vegliare sul castello, ode la voce di Manrico che intona un canto (Deserto sulla terra). Leonora esce, e confusa dall’oscurità, scambia il conte per Manrico e l’abbraccia. Ciò scatena l’ira del trovatore, che sfida a duello il rivale.

Parte II – La gitana

Ai piedi di un monte, in un accampamento di zingari (coro degli zingari: Vedi le fosche notturne spoglie), Azucena, madre di Manrico, racconta che un tempo (Stride la vampa), dopo aver visto sua madre condannata al rogo poiché accusata dal Conte di fare malefici, per vendetta rapì il figlio del Conte ed accecata dalla disperazione lo gettò nel fuoco; per una tragica fatalità, però, questi non era il supposto fratello del Conte di Luna bensì il suo proprio bambino. Nella scena successiva il Conte tenta di rapire Leonora. mentre si affretta ad andare al convento ma Manrico ne sventa il pericolo, e porta in salvo l’amata.

Parte III – Il figlio della zingara

Azucena è catturata da Ferrando e condotta dal Conte di Luna. Manrico e Leonora stanno per sposarsi in segreto e si giurano eterno amore. Il Conte Ruiz sopraggiunge ad annunciare che la zingara Azucena è stata catturata e di lì a poco sarà arsa viva come strega. Manrico si precipita in soccorso della madre cantando la celebre cabaletta Di quella pira.

Parte IV – Il supplizio

Il tentativo di liberare Azucena fallisce e Manrico viene imprigionato nel palazzo dell’Aliaferia: madre e figlio saranno giustiziati all’alba. Nell’oscurità, Ruiz conduce Leonora alla torre dove Manrico è prigioniero (Timor di me?…D’amor sull’ali rosee). Leonora implora il Conte di lasciare libero Manrico: in cambio è disposta a offrirsi a lui. In realtà non ha alcuna intenzione di farlo: ha già deciso che si avvelenerà prima del matrimonio (Mira, d’acerbe lagrime). Il Conte accetta e Leonora chiede di dare lei stessa a Manrico la notizia che è libero. Ma prima di entrare nella torre, prende, di nascosto, il veleno che ha nell’anello.

Intanto, Manrico e Azucena sono in attesa della loro esecuzione. Manrico cerca di calmare la madre, terrorizzata dall’idea di dover morire (Ai nostri monti ritorneremo). Alla fine, la donna si addormenta sfinita. Leonora arriva da Manrico e gli dice che è libero, implorandolo di scappare. Quando però scopre che lei non verrà con lui, Manrico si rifiuta di farlo. Dapprima crede che Leonora l’abbia tradito ma poi capisce che lei si è avvelenata pur di restargli fedele. Agonizzante tra le sue braccia, lei confessa che preferisce morire piuttosto che sposare un altro (Prima che d’altri vivere). Il Conte entra e trova Leonora morta tra le braccia del rivale: ordina che Manrico venga subito giustiziato. Azucena rinviene e si alza dal suo giaciglio. Quando il Conte di Luna le mostra Manrico morente, la donna urla trionfante che Manrico altri non era che suo fratello e che finalmente la vendetta di sua madre morta sul rogo si è consumata: “Egli era tuo fratello. Sei vendicata, o madre”.