Libera. Concluso il primo campo della legalità in Lombardia

Scambiatevi i numeri di telefono, scrivetevi, incontratevi” sono le parole rivolte ai volontari del campo di Libera e di Legambiente in Lombardia da Nando Dalla Chiesa. Il presidente onorario di Libera ha incontrato i giovani volontari durante l’incontro per l’inaugurazione del punto vendita dei prodotti di Libera Terra la sera del 2 settembre a Costa Masnaga. Li ha incoraggiati a coltivare le amicizie che nascono e crescono quando le persone si incontrano e decidono di impegnarsi insieme. E’ questa la cosa più preziosa che i giovani hanno messo in valigia: le amicizie vere nate dalla condivisione dello stesso desiderio di realizzare giustizia. E’ con questo bagaglio che torneranno nei propri territori, nelle proprie città e trasmettere lo spirito che anima la rete di Libera, di andare avanti e lottare sempre insieme per costruire giustizia.

Il primo campo della legalità in Lombardia, è stata una scommessa in cui tanti hanno creduto, animati dalla profonda convinzione che sia fondamentale non adagiarsi mai e tenere sempre alta l’attenzione. Dodici i partecipanti provenienti da diverse regioni dell’Italia e dodici i giorni che li hanno visti protagonisti di questa nuova avventura intrapresa dal giovane coordinamento di Libera a Lecco e da Legambiente Lombardia. Un forte significato simbolico per il territorio il primo campo in questa regione del Nord, un forte segnale lanciato alla cittadinanza a non rinchiudersi nelle proprie case, ma a diventare cittadini attenti e vigili. E’ stata questa l’esortazione data da don Luigi Ciotti, fondatore e anima di Libera, la sera di apertura del Campo in una Sala Ticozzi nel centro di Lecco gremita di persona, in un anonimo mercoledì di fine estate. “Partecipate e sconfiggete la mafiosità dentro di voi, la mafiosità dei comportamenti. E’ questo il nostro compito”, queste le sue parole di incoraggiamento ai tanti giovani e ai rappresentanti delle istituzioni presenti in sala.

L’impegno dei ragazzi si è concentrato nella scoperta di questa parte dell’Italia e delle sue contraddizioni. Dare il proprio contributo in una terra che apparentemente sembra lontana dai luoghi in cui le mafie si sviluppano, in cui hanno versato il sangue di oltre novecento vittime innocenti. E’ per questo che il primo gesto dei ragazzi, aiutati dagli scout di Valmadrera, è stato quello di allestire la Tenda della Memoria in una piazza centrale della cittadina lecchese, per ricordare alcune di quelle storie e farle conoscere ai cittadini.

Ogni giornata è stata intensa e piena di attività. I ragazzi hanno lavorato su diversi beni confiscati alle mafie, lavorando tutti i giorni sotto il sole di un’estate che non accennava a finire. Ogni giornata è stata inframezzata da momenti di riflessione sulle tematiche care a Libera e a Legambiente. Tanti sono stati gli ospiti e le persone con cui hanno potuto confrontarsi e approfondire diversi argomenti: dalla legge 109 del 96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, alle ecomafie, dal traffico dei rifiuti tossici allo sviluppo della ‘ndrangheta in Brianza.

Luciano Scalettari, Davide Pati, Sergio Cannavò, Egidia Beretta, Davide Mattiello, Giulio Cavalli, sono solo alcune delle persone che hanno conosciuto e con cui hanno avuto la possibilità di parlare, di fare domande, di “capirci di più”. Perché la conoscenza e l’informazione sono due degli strumenti fondamentali per conoscere il fenomeno mafioso, che prolifera proprio quando tutto tace e nessuno vuole sapere.

Tutte le serate sono state dedicate a incontri aperti alla cittadinanza e far conoscere quello che i volontari stavano facendo durante le giornate. Giornate emozionanti e faticose allo stesso tempo. La prima attività che li ha coinvolti è stata quella di ridipingere una ringhiera e il cancello di una villetta confiscata nei primi anni Novanta a Galbiate e che ora ospita un Centro Diurno Integrato per anziani, gestito dalla cooperativa L’Arcobaleno.

Ma sicuramente ciò che ha emozionato di più tutti i partecipanti è stato lo sgombero della ex-pizzeria “Giglio”, appartenuta a Rolando Coco Trovato e confiscata nel 1993. I ragazzi hanno fatto il loro ingresso nei locali della pizzeria, rimasta praticamente intatta dal giorno della confisca. Camminare tra quelle stanze, alla scoperta degli oggetti lasciati lì, abbandonati per anni, ha fatto respirare un’aria nuova di cambiamento. Per tre giorni si è lavorato per liberarla dagli arredi, dai suppellettili e dalle lattine di bevande rimaste lì per quasi vent’anni davanti agli occhi incuriositi dei cittadini di Lecco. Quello che era il simbolo del potere del clan dei Coco Trovato diventerà presto un luogo di socializzazione per i cittadini, tutti.

Le ultime giornate i volontari le hanno trascorse a Valmadrera, piccolo comune di cinquemila abitanti del lecchese, ma che conta più di un bene confiscato alle mafie. L’impegno di quelle giornate è stato rivolto a pulire le discariche abusive lungo la strada statale e visitare il termovalorizzatore creato da un consorzio di comuni della zona che contribuisce a ricavare energia pulita dallo smaltimento dei rifiuti.

Alla fine del campo la consapevolezza di avere contribuito a riaccendere tra le persone un po’ di speranza in mezzo alla sfiducia è stata la cosa più preziosa che i volontari si sono portati a casa.

Rosanna Picoco