La mamma dell’assessore

Dialogo immaginario, ma che rispecchia le realtà, fra due vigevanesi al bar della piazza…

Come dice scusi? Che non è il caso di pronunciare certe parole? Troppo pesanti e qualcuno potrebbe offendersi? Ma lei sa di cosa sta parlando? Ha presente cosa esce dalle bocche di quelli che siedono su quei banchi? Non lo sa? Allora ogni tanto provi ad andare a vedere, scusi, ad ascoltare. Quindi mi sento autorizzato a dire “che palle!”. Sì caro signore, perché l’altra sera in Consiglio comunale mi sono proprio annoiato e, soprattutto innervosito. Discussioni lunghe e che servono solo a perder tempo.

Lei dice invece che è proprio in quell’aula che si deve sviscerare ogni cosa che riguarda la città? Certo, ha ragione, ma non si deve continuamente disquisire su ogni cavillo, su ogni parola. E poi qualcuno, per esempio quello la, sì, lo straniero, quello che viene da Sartirana. Lo conosce? Dice che si chiama Forni? Sì, ha ragione, proprio il Forni, l’asesür alla cultura. Quello che vuole chiudere il museo della “Grande guerra” e la raccolta sulla vita quotidiana che, a dirla tutta, mi trova d’accordo con lui quando dice che si tratta di una accozzaglia di roba messa lì a casaccio e che si potrebbe ridargli nuova vita ordinandola e catalogandola con più rigore. Però il Forni, che mi pare tanto gentile, deve stare attento a non sputare la sua finta bontà come veleno.

L’altra sera in Consiglio comunale ha lanciato parole durissime verso i precedenti amministratori che non piacevano neanche a me, sia ben chiaro. Caro signore lei non c’era ma, mi creda, è andato giù duro. Ha picchiato come un fabbro. Ha presente il fabbro dei fumetti di Asterix? Sì, quello grosso con i baffi biondi, il grembiulone e il martello, il fabbro non Asterix. Mi pare si chiami Automatix. Altro che gentile signore amante delle belle cose. Dopo aver proiettato una serie di diapositive ha accusato il Paci. Ma sì, non si ricorda, quel signore rotondetto e un po’ pelato che prima era assessore al bilancio e ora è capogruppo del Pdl? Come dice, che si chiama Pacinotti? Sì, ha ragione, ma sa tutti lo chiamano così. Comunque ha accusato Paci di aver rubato un sacco di soldi. L’asesür dice che in cinque anni sono stati spesi 423.000 euro per quella roba lì esposta al Roncalli. Apriti cielo. Subito si è scatenato l’inferno. Il Paci ha ribattuto colpo su colpo, dicendo che quello lì di Sartirana è ignorante, nel senso che ignora, e che non sa di cosa parla. Pacinotti dice che ha mescolato voci di spesa che non centrano nulla con il museo. Insomma una gran confusione. Allora ecco che si è levata la voce del dütur, il socialista del Pasok. Come dice scusi? Che il dütur si chiama Giuseppe Bellazzi e che appartiene al Polo Laico? Sì è vero, ha ragione, ma lui non perde occasione di dire che ha in tasca quella tessera. Insomma il Beppe ha preso le difese del Forni. Doveva vederlo, sentirlo. Sembrava la sua mamma. La mamma dell’assessore. Come ha parlato beeene…

Come dice scusi? Che il Beppe parla sempre bene? Ma certo, gran oratore il Beppe. Saprebbe convincere anche un anaconda. Sarà forse per questo che lo hanno preso quelli vestiti di verde. Come dice? Si chiamano leghisti? Sì, scusi ha ragione, ma sa hanno sempre qualcosa di verde addosso, come un segno distintivo, una divisa. Tanti bei soldatini sempre pronti a dire di sì al loro capo. Comunque dicevo che il Bellazzi fa proprio bella figura la in mezzo. È sempre lui che parla anche per quelli verdi. Li difende sempre poverini. Eppure a febbraio Il Bellazzi, quando aveva deciso di allearsi con il Pd, sì quelli che non sanno ancora se sono di destra, centro o sinistra, quelli spaccati e rovinati da Veltroni che ancora adesso sta rompendo le palle a tutti, ai giornali, che non sempre raccontano tutta la verità, aveva detto che «Abbiamo avvertito la delusione della gente per la mancata aggregazione del centrosinistra e abbiamo constatato unità di valutazioni con il Pd su elementi fondamentali. In primo luogo il dissenso sul modo di governare del centrodestra, non trasparente, iniquo e la necessità di un ritorno alla correttezza, trasparenza ed etica della cosa pubblica».

Belle parole. Come le dicevo un gran affabulatore il difensore civico della Lega. Cosa? Mi chiede come mai allora adesso sta con quelli della Lega, gli stessi che governavano con Forza Italia? Ma, sa com’è la vita. Si cambia. Evidentemente ha trovato «identità di vedute» e ha deciso di «correre insieme, senza pretendere poltrone», come da sua dichiarazione rilasciata sempre ai giornali ad aprile. Eppure una poltrona il Beppe l’ha occupata. Non lui! No. Lui non fa politica per occupare poltrone, gli basta la sua di dottore, anche se mi sembra sia andato in pensione. Lui sulla cadrega ci ha messo quello lì, quello di Sartirana, il Forni che stava nella sua lista elettorale. Uno che di idee ne ha tante ma tante che non si direbbe. Pensi che vuole portare a Vigevano la Gioconda, sa quel quadro che sta al Louvre e che i francesi non mollano neanche se gli spari con le katiusce? Come dice? Che sta sognando? Sì, proprio così, Il Forni dice che a sognare non costa nulla… Però intanto vuole anche ridurre la stagione al Cagnoni e aumentare i biglietti. Sarà che per lui la cultura deve essere riservata solo ai ricchi. Sa com’è, a vivere sempre in un castello in campagna ci si abitua a sentirsi signori. Ricchi dentro e belli fuori.

Insomma, per tornare al ruolo di difensore del Beppe, è sempre lui che interviene su ogni argomento. Gli altri, i padani, quelli che pensano alla nostra gente e vogliono ricacciare in mare i diversi, zitti e mosci. Eppure qualcuno di questi signori mi sembra sia di origini venete. Cosa dice, che centra questo? Ma come cosa centra, accidenti a lei, tutto le devo dire! Non si ricorda, me lo raccontava anche mia nonna, in quanti sono arrivati qua nel 1951, dopo che il Po, il dio Po, quello tutto inquinato e che se provi a farci il bagno ci resti secco come un saracco, aveva rotto gli argini nel Polesine e li aveva costretti ad emigrare? Erano tanti sa. Senza nulla. Qualcuno, questo sì me lo ricordo, non aveva neppure da vestire i figli. Grazie alla generosità di tanti sono riusciti a sopravvivere e rifarsi una vita. Eppure anche allora c’erano vigevanesi che brontolavano e non li volevano. Parlavano una lingua strana, avevano un sacco di figli, proprio come i meridionali che sono arrivati poco dopo. Comunque, ritorniamo a questi “celtici” di oggi, tutti belli biondi, alti e muscolosi, proprio come le belle razze del nord Europa. In Consiglio comunale a Vigevano ascoltano, applaudono, alzano la mano e stop. Solo ogni tanto si sente la voce di Buffonini. Sì, un leghista della prima ora. Simpatico anche, basta non parlare di politica. Bene, anche questa volta ha parlato per tutti. Ha proposto una commissione di inchiesta che esamini tutte le carte e poi decida di conseguenza. Bene, bravo. Peccato che intanto lo straniero, quello di Sartirana, aveva già lanciato le sue accuse, e non solo verso l’assessore ma anche verso i dipendenti. E sì, caro lei, perché se qualcuno ha rubato, questa la tesi dell’assessore, non può essere stato solo il Paci. Come dice scusi? Che può anche aver ragione? Ma non credo proprio. Sa i dipendenti fanno quello che gli dicono i superiori, proprio come nell’esercito, e i superiori prendono ordini dai politici, quindi…. Mi sa tanto che sta cominciando il classico giochetto italiano dello scarica barile. Staremo a vedere.

Intanto l’avvocato di Civiltà Vigevanese, sì il Santagostino Carlo, quello che dice di essere vigevanese da sette generazioni, ha invitato l’assessore, se ha in mano gli elementi, ad andare alla Procura della Repubblica a denunciare l’eventuale furto, perché è quella, dice il Santagosta, la sede naturale delle denunce penali. Perché se di furto si tratta parliamo di un reato, dunque… E poi il Bozzano, quello che il Pd voleva sindaco, ha replicato che le decisioni prese in merito a quel museo erano state prese dalla precedente Giunta, dove c’era anche il Sala. Come dice? Quale Sala? Ma il Sindaco no! Andrea Sala, quello che insegna anche al Casale e che siede in Consiglio Comunale dal 1992 e ha fatto l’assessore per dieci anni. Uno giovane ma che sembra un vecchio della politica. E sì, caro lei, perché 18 anni in politica sono tanti, si fa tanta esperienza. Sarà perché è bravo? Comunque in quella Giunta, diceva il Bozzano, il figlio di quell’altro Bozzano, vecchio dirigente comunista che prima ancora era nel Pdup, un partito che stava a sinistra del Picci, che le responsabilità politiche sono a carico di tutti, non solo dell’assessore, che allora era il Paci, di riferimento, ma di tutti quelli che comandavano allora. Ha ragione il giovane Bozzi, accidenti anche lui pelatino proprio come il Paci.

Inutile, dico io, quindi ora cercare di fare i vergini a tutti i costi. Sa, caro signore, stare nelle stanze di comando si possono anche commettere errori e poi si cerca di correggerli. Giusto e normale. Ma voler diventare candidi come angioletti del Signore, a spese di altri non è roba da cristiani. Ce lo ha insegnato nostro Signore che a mentire si fa peccato. Lo dicono sempre anche quelli lì della Lega che vogliono il crocefisso dappertutto, anche se poi non mi sembrano così caritatevoli verso chi sta peggio. Ma vede, caro signore, a predicare sono capaci tutti. È mettere in pratica quelle regole che è difficile.

Cosa dice, scusi? Che questi cercano di difendere la nostra gente? Sì, è vero, ma come la difendono? Buttando a mare gli altri? Ma sa se dovessero rimpatriare tutti gli stranieri noi andremmo a… sì, con quelle signorine lì. Ma anche lei, per esempio, non diceva di avere una badante in casa per la sua mamma? E allora, la paga regolarmente? No? Perché altrimenti le costa troppo? Ha ragione, meglio metterla in ospizio e dimenticarla lì, la mamma non la badante.

Ma ora, caro signore, finisca il suo cappuccino che se no si raffredda. E attento a controllare il resto perché il cameriere mi sembra un tantino scuro di pelle e con questi non si sa mai.