In difesa dei popoli dell’Amazzonia

Sorprende enormemente che possano esistere personaggi come il signor Sydney Possuelo di professione sertanista. Non preoccupatevi se questo impiego non vi suggerisce nulla, è normale. Il sertanista è un filantropo all’ennesima potenza, un Robin Hood che tenta di difendere i popoli indigeni dell’Amazzonia contro lo strapotere famelico dei visi pallidi e dei loro figliastri.

In un Occidente frastornato da crisi economica e corruzione e più in particolare in una nazione, la nostra ad esempio, in cui dilaga un liberalberlusconismo amorale, una genuflessione allo strapotere mediatico, una quasi totale inesistenza del rispetto di tutte le regole ed un egoismo leghista, il signor Possuelo appare proprio come un alieno. Straordinarie le parole che il sertanista brasiliano ha pronunciato durante la serata di lunedì 7 giugno organizzata dall’Associazione culturale Carlo Natale e Carlo Vella e l’Associazione Artepertutti con la partecipazione fondamentale degli Amici di PalazzoCrespi, nella sala Franzoso della biblioteca civica L. Mastronardi. Frasi di speranza, di esperienza e di lotta, «O io sono un ribelle inarrestabile oppure i diversi governi brasiliani con cui ho dovuto per forza di cose relazionarmi sono stati e tuttora sono sbagliati. – ha esordito Possuelo – Sono stato sollevato dal mio incarico al FUNAI (Fondazione Nazionale dell’Indio, organo governativo che si occupa della salvaguardia degli indigeni dell’Amazzonia n.d.r.) perché avevo una diversa linea di pensiero rispetto a quella governativa. Addiritura l’ultimo presidente del FUNAI, che è la più alta carica all’interno del governo cui spettano le decisioni in tema di tutela degli indigeni, è stato in grado di dire che i nativi hanno terra a sufficienza!», un’affermazione già sentita ha ammesso Possuelo, «ma mai dal presidente del FUNAI, spesso invece dai ricchi cercatori d’oro e dalle industrie in cerca di legname, che hanno sempre il forte desiderio di sradicare gli aborigeni dal loro territorio senza naturalmente interessarsi della loro salute, per potersi arricchire». A seguito delle pesanti denuncie rivolte ai passati ma anche agli attuali governanti (leggi alla voce Lula), Sydney Possuelo ha voluto spiegare il più possibile nei dettagli il suo mestiere ed il perché di tale lavoro: « Io mi occupo con la mia ong della salvaguardia dei cosiddetti “Isolati”, ovvero quegli indigeni che non hanno avuto contatto alcuno con i “civilizzati”. I popoli “Isolati” sono privi di qualunque tutela, trattati al pari di animali se c’è da cacciarli non ci si fa problemi, alla faccia dei diritti dell’Uomo. Tali popolazioni vivono nella foresta amazzonica in pace e tranquillità fino a quando qualche imprenditore o governante non decide che la loro presenza è scomoda per il commercio e quindi giunge l’ora di farli sparire. Sugli “Isolati” – ha continuato il sertanista – non abbiamo molte informazioni proprio per il fatto che siccome devono rimanere appartati dal resto del mondo per mantenere la loro autenticità, noi non osiamo avvicinarci ma facciamo sopralluoghi arei per scoprire dove sono ubicati i loro villaggi. A tuttoggi abbiamo individuato 42 centri ma soltanto di 22 abbiamo la certezza che si tratti di luoghi abitati dagli “Isolati”». Non certo un lavoro senza problemi quindi, oltre ai paletti imposti dal governo brasiliano che vuole liberarsi dal “fardello” del FUNAI, ricerche e studi non sono sicuramente dei più semplici. «La mia idea – ha proseguito Possuelo – è che nasca un’equipe di studiosi per proteggere gli aborigeni senza avere alcun contatto appunto per evitare contaminazioni di ogni tipo, alcune delle quali possono anche essere mortali per gli indios a causa del passaggio di malattie per cui loro non hanno antibiotici. Naturalmente per far sì che ciò avvenga è necessaria la buona volontà di molte persone anche gerarchicamente rilevanti».

Il mestiere del sertanista non nasce con Sydney Possuelo, sono decenni che differenti filantropi si alternano per proteggere gli “Isolati” brasiliani popoli che a prima vista possono sembrare selvaggi e poveri ma che in realtà hanno un universo culurale vastissimo e mitologico ed inoltre «sono felici, ridono molto spesso e la loro felicità deriva dal fatto che non hanno necessità di tutti quei beni materiali di cui ci circondiamo noi. La loro letizia – ha concluso Possuelo – deriva dal loro interno, dal loro essere così semplici. Gli indios hanno valori molto diversi dai nostri, sono un’altra umanità», forse quella più pura.