Il fascino delle province che nessuno vuole più tagliare

Mezzo governo le omaggia, ma ci costano 14 miliardi all’anno.

C’eravamo sbagliati, le Province sono un ente utile. Questo è il messaggio che ieri il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è andato a portare a nome del governo all’Assemblea delle Province italiane. Non proprio di tutto il governo, però. Infatti Renato Brunetta, il ministro più sensibile all’eliminazione degli sprechi, ha disdetto il suo intervento, non si è presentato alla due giorni dell’Upi a Catania e non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito.  “Sono importanti perché sviluppano una funzione intermedia tra le Regioni e i Comuni” ha affermato Alfano. Supportato dal discorso d’apertura di Giuseppe Castiglione, presidente Upi nonché co-coordinatore del Pdl in Sicilia: “L’abolizione delle province non produrrebbe alcun risparmio per lo Stato, chi continua su questa strada deve uscire allo scoperto e dire senza mezzi termini che ha scelto di attaccare un’istituzione democratica puramente per demagogia e ai fini della lotta politica”.

Eliminare questi istituti, si accalora l’oratore, “comporterebbe solo meno democrazia, meno possibilità per i cittadini di fare valere le proprie ragioni, meno tutela dei territor”. Eppure Silvio Berlusconi e il Pdl, campagna elettorale del 2008, sembravano pensarla diversamente: l’eliminazione delle Province è stato uno dei cavalli di battaglia del premier, tra i dieci punti fondamentali del suo programma. E infatti Berlusconi a Catania non si è presentato, mandando soltanto un messaggio, comunque tutt’altro che minaccioso per il futuro dei dipendenti provinciali.

I presidenti di Consiglio delle province italiane hanno approvato un ordine del giorno nel quale si chiede un’azione di rivalutazione e legittimazione del ruolo delle “assemblee elettive come presidio democratico delle comunità territoriali rappresentate”. Così, per esempio, l’Upi torna a chiedere che materie come difesa del suolo, gestione di acque e rifiuti, politiche della montagna, trasporti e assistenza ai Comuni, siano ricondotte in modo organico in capo alle Province. E che spettino alle Province anche i tributi del trasporto su gomma. “Si trasformi l’imposta Rc auto in tributo provinciale – ribadisce Castiglione, che è anche presidente dell’Ente di Catania – e si assegni la compartecipazione all’accise sulla benzina, unitamente a quella della tassa regionale di circolazione dei veicoli”. A fare le veci del governo a Catania è arrivato anche il più combattivo tra i ministri, il titolare della Difesa Ignazio La Russa, che ha rassicurato la platea – più elettoralmente che per competenza – sostenendo che “si può pensare a una maggiore flessibilità, pensando a un sistema che premi i virtuosi, secondo meriti effettivi legati a obiettivi precisi. Il governo sta offrendo alle Province tutti gli strumenti necessari perché diventino un istituto moderno, non solo perché continuino a esistere, ma affinché stabiliscano un rapporto nuovo tra istituzioni e cittadini”. Ad abolirle non ci pensa più nessuno. Tranne Brunetta.

da il Fatto Quotidiano del 21 ottobre 2010