Ecomafie al nord

Lunedì 2 aprile si è tenuto il secondo appuntamento per il ciclo di incontri “Mafie senza confini. Noi senza paura”, organizzato da “Costruendo Libera Pavia”, con la collaborazione del presidio di “Libera” Vigevano. Titolo e argomento della serata, “Mafia S.p.A. L’avvelenamento del territorio”. Ospiti, Sergio Cannavò, vicepresidente “Legambiente” Lombardia e Ivan Cicconi, giornalista, presidente dell’ong “Itaca”, nonché esperto di contratti pubblici.

Roberto Saviano, nel suo bestseller “Gomorra”, da un’immagine sconvolgente del ciclo dei rifiuti amministrato illegalmente dalla Camorra. Un giro d’affari che coinvolge tutta l’Italia, «la descrizione di Saviano, svela che il commercio illegale dei rifiuti non è appannaggio del solo sud Italia. – ha dichiarato Sergio Cannavò – Quando pensiamo alle ecomafie in senso lato, intendendo tutte le attività illegali compiute da organizzazioni criminali che arrecano danno all’ambiente, in Lombardia notiamo che i numeri sono molto alti: 1.619 i reati; 1.340 le denunce, 7 arresti e 474 sequestri di terreno. Questi sono i dati per il 2010 in possesso di “Legambiente” e segnalano un aumento percentuale, rispetto al 2009, per ogni punto tranne gli arresti». I reati sono cresciuti l’89%, +55% le denunce e +79% i sequestri, cifre legate ai delitti contro l’ambiente, dal ciclo del cemento al mercato illegale degli animali, non solo al ciclo dei rifiuti. Su quest’ultimo non mancano certo i dati, sempre riguardanti la nostra regione: nel 2010 sono stati 371 i reati, con un aumento del 142% rispetto al 2009. La regione Lombardia è al sesto posto nella classifica del mercato illegale dei rifiuti, davanti solo il Lazio e le regioni culla delle mafie, in ordine: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia (dossier 2011 di “Legambiente” sulle ecomafie). Sempre attraverso i dati dell’associazione ambientalista, risulta che è nel nord Italia che le procure della Repubblica hanno maggiormente indagato. Su un totale di 183 inchieste in tutto il Paese, 57 coinvolgono totalmente o parzialmente la Lombardia, «sedici sono le inchieste che pesano totalmente sulla Lombardia, quarantuno (41!) quelle che la vedono partecipe in modo parziale ma non secondario. – ha spiegato Cannavò – Naturalmente intendo le aziende lombarde interessate a questo mercato illegale». Numero di questo aziende? 75. Una particolarità permette alla regione in cui viviamo di primeggiare, riguarda la coniugazione tra due cicli illegali legati all’ambiente: quello del cemento e quello dei rifiuti. Il gioco è scontato: i rifiuti, tossici o meno, vengono seppelliti nei cantieri. Ciò che facilita questi mercati è la scarsa tutela penale dell’ambiente. Un affare molto apprezzato dalle organizzazione criminali, dato un pieno guadagno e poche pene. Recentemente il Ministro della Giustizia, Paola Severino, ha sostenuto che molto spesso ecomafia e corruzione sono reati connessi. Corruzione sia dei privati che della pubblica amministrazione, «sappiamo che le mafie riescono a penetrare nelle amministrazioni pubbliche e sanno essere imprese locali, molto legate al territorio. – ha ammesso Ivan Cicconi – Eppure in Italia esiste una normativa antimafia per gli appalti pubblici, è l’articolo 118 – comma 11 del “Codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture”». Secondo il giornalista, le amministrazioni pubbliche posseggono il potere per contrastare l’ecomafia, il problema è che la legge non viene fatta rispettare. «Nel centro e nord Italia, le mafie riescono a penetrare nella politica, in modo particolare nei piccoli Comuni e quindi possono indirizzare a loro favore la spesa pubblica. – ha svelato Cicconi – Per fermare queste operazioni, basterebbe che fosse fatta rispettare la norma che obbliga l’appaltatore a fornire nome, cognome e importo del contratto del subcontraente». L’intervento delle amministrazioni pubbliche, risulta essenziale per salvare l’economia legale. Le organizzazioni criminali, anche quando svolgono attività all’apparenza legali, stanno compiendo il loro gioco sporco, penalizzando così le aziende sane. Falsificano il mercato distruggendo la regolare concorrenza, «riciclando denaro sporco, le mafie hanno possibilità di denaro a costo zero, – ha dichiarato Cicconi – in questo modo trascinano nell’illegalità le altre aziende, che per sopravvivere compiono anch’esse irregolarità. Pensate, ad esempio, al lavoro nero. Questa situazione non giustifica un comportamento illecito ma permette di comprendere come le mafie schiaccino l’economia e siano causa di crisi». Mafia come imprenditore locale, mafia che è contraente pubblico, mafia che risulta anche banchiere. Su quest’ultimo ruolo, Ivan Cicconi ha ripreso uno degli argomenti trattati nel suo ultimo libro (“Il libro nero dell’alta velocità”, edizioni Koinè), riguardante i nuovo istituti contrattuali di produzione post-fordista. Questi modelli di produzione, hanno causato una fuga dalle regole passate, basate sul lavoro salariato a tempo indeterminato. «I nuovi modelli contrattuali, si giustappongono alle norme di contrasto alla corruzione ed alle mafie. – ha asserito il giornalista – Permettono di subappaltare sempre più verso il basso, verso il piccolo, favorendo illeciti. Le organizzazioni criminali, possono comprare i requisiti, come la necessaria attestazione di S.p.A., da altri soggetti e così partecipare ad appalti pubblici grazie all’enorme liquidità in loro possesso». Per contrastare l’ecomafia, sarebbe necessaria una rinnovata contabilità dei rifiuti, già presente in passato ma eliminata dai Governi e l’applicazione di leggi già esistenti nel nostro ordinamento. Il principio da cui cominciare è sempre la stesso: amministrazioni pubbliche, aziende e cittadini, devono scegliere da che parte stare.