Dissennata gestione alla Fondazione Roncalli

Per pagare un mutuo insostenibile, il Consiglio di amministrazione ha deciso di vendere l’immobile di via Mascagni, ignorando i diritti degli affittuari. Tutto è passato sotto silenzio, come al solito…

In principio era un vero gioiellino, di cui tutta la città andava fiera. Da quei laboratori uscivano fior di giovani operai specializzati, cercati e assunti da gran parte delle aziende locali: elettricisti, meccanici, modellisti e, prima ancora, fuochisti e motoristi. Il “Roncalli” era una vera fucina di manodopera preparata. Vi insegnò lungamente anche il padre dell’attuale Sindaco. Ma i tempi, si sa, cambiano, il vento muta direzione, insorgono nuove necessità. Lentamente, ma inesorabilmente, il Roncalli perse la sua leadership, trasformandosi in un “semplice” istituto statale. E non certo per responsabilità sua, ma di una legge. Nel 1964 diventa un I.P.S.I.A: Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato. Rimane, però, nell’edificio originario, in via del Popolo, ancora per lunghi anni. Se ne andrà all’alba del nuovo millennio. Vita autonoma, invece, vive la Fondazione Roncalli, voluta dal Senatore Vincenzo sul finire dell’Ottocento con testamento olografo e che gestisce ancora i beni immobili e tutto ciò che contiene. Un patrimonio «valutato 5 milioni e 195mila euro», come sostiene l’attuale presidente della Fondazione, Giancarlo Ravasi, vecchio politico nostrano di antica fede socialista ma con la casacca azzurra di Forza Italia.

La Fondazione, dopo varie vicissitudini ha subito una profonda trasformazione, sino a diventare una fondazione di diritto privato, come imponeva una legge regionale. Privata sì, ma con una forte presenza dell’Ente pubblico, il Comune insomma, dato che lo statuto prevede che la presidenza sia nominata dal Sindaco e che almeno due rappresentanti del consiglio di amministrazione siano consiglieri comunali. A governare tutto ciò si aggiungono anche il Vescovo, o un suo rappresentante, il presidente del Tribunale e il comitato scientifico (senza diritto di voto), nominato dal presidente. Pur essendo, di fatto, un ente quasi pubblico, con robuste iniezioni di denaro pubblico (come si evince dalla tabella di questa pagina), la Fondazione vive come un corpo estraneo alla città e al consiglio comunale stesso. Un principato autonomo e come tale si comporta. Delibera, decide, agisce, spende senza nessun controllo esterno. Così succede che negli anni si accumulino debiti consistenti. Qualcuno sussurra 500mila euro. Pochi? Tanti? La cifra esatta non siamo riuscita a saperla, pur avendo interrogato anche il consigliere comunale Roberto Guarchi (Rifondazione comunista) membro del comitato scientifico. A precisa domanda ci siamo sentiti rispondere: «I debiti esistono e non si è mai rivelata la cifra per tutelare le precedenti amministrazioni. E non la saprete certo dal sottoscritto»……