Comune di Vigevano sbugiardato dal TAR: “norma razzista”

Nel corso del 2009 Issam, tunisino di nascita, presentava presso gli uffici del Comune di Vigevano domanda di assegnazione di una casa popolare e nel dicembre del 2010 la integrava dando atto della nascita della figlia. Issam si trovava anche a subire le conseguenze di una
procedura di sfratto. Alla domanda non seguiva alcuna risposta e dopo numerosi solleciti il 30 giugno 2011 il Comune comunicava di aver avviato un procedimento per escluderlo dalla graduatoria definitiva per l’assegnazione della casa. Il tutto senza l’ombra di un motivo
o di una ragione. Seguivano altre richieste di chiarimento, ma il Comune sin da luglio 2011 aveva pubblicato la graduatoria provvisoria in cui il richiedente risultava al nono posto. A metà dicembre 2011 veniva infine comunicata all’interessato la esclusione dalla graduatoria sulla base della seguente letterale motivazione: «Presunta non veridicità delle dichiarazioni fornite dal ricorrente in sede di presentazione della domanda e relative al reddito (sulla base del presupposto che il reddito indicato risulterebbe di gran lunga inferiore alla soglia di povertà Istat e per ciò stesso inverosimile) – Assenza del requisito della residenza nel Comune di Vigevano». Quindi, secondo il pensiero giuridico degli Amministratori del Comune di Vigevano, è legittimo fare i processi alle intenzioni. La presunzione di un fatto è uguale alla realtà del fatto medesimo. Tale concezione giuridica i nostri Amministratori legaioli l’hanno forsem reperita nell’Editto di Rotari, famoso re longobardo. È loro sfuggito che la presunzione di colpevolezza non è prevista nella Costituzione italiana né in alcun altro ordinamento giuridico moderno e che da Cesare Beccaria in poi la civiltà giuridica ha fatto enormi passi avanti. Ad Issam non restava altro, quindi, che presentare richiesta allo Stato italiano per l’accesso al patrocinio gratuito, non avendo reddito per pagarsi un avvocato. Ottenuta la difesa gratuita, si opponeva alla immotivata esclusione prima di tutto perché non era corrispondente al vero il fatto di non avere residenza nel Comune. Lo stesso Comune infatti, aveva attestato, in data 3 febbraio 2012 la sua residenza anagrafica nel Comune di Vigevano. Inoltre la motivazione circa la presunzione di non veridicità dei suoi redditi costituiva una presunzione di malafede contraria ai principi generali dell’ordinamento italiano e assunta in violazione dell’articolo 27 comma 2 della Costituzione, dell’artico 1147 del Codice Civile e degli articoli 2, 3 e 29 della Costituzione italiana. Da un altro punto di vista occorre aggiungere che il modo di operare del Comune produce la conseguenza nefasta che si escludono dal beneficio delle case popolari i soggetti che risultano averne più bisogno. Per il Comune di Vigevano avere un reddito inferiore alla soglia di povertà non significa, per l’appunto, essere poveri, meglio tragicamente poveri, ma necessariamente essere delinquenti, il tutto, naturalmente, in assenza di ogni altro elemento di valutazione o prova in tal senso. Si può dire pertanto che il Comune di Vigevano ha abolito la povertà per legge.

Nella fattispecie, tra l’altro, la Guardia di Finanza ha preso in esame la situazione di Issam e non ha riscontrato nessuna attività illecita, nè di evasione fiscale, né di fonti illecite di reddito. Tanto è vero, che come abbiamo sopra ricordato, lo Stato gli ha assegnato l’avvocato gratuitamente in quanto povero. Così funzionano le cose oggi a Vigevano, dove siamo ripiombati di colpo in pieno Medio Evo. Sicché ha dovuto pensarci un giudice che ha stabilitoche «la norma richiamata dall’Amministrazione nel suo provvedimento di esclusione, secondo cui il soggetto extracomunitario che non esercita un lavoro autonomo o subordinato in Italia non può accedere ai benefici dell’edilizia residenziale pubblica appare di dubbia costituzionalità e va intesa come ostacolo di natura soggettiva alla concessione di alloggi pubblici perché introduce una discriminazione ingiustificata tra soggetti in eguali condizioni di bisogno sulla sola base della diversa nazionalità».

Per dirla in termini espliciti e più semplici il tribunale ha stabilito che questa Amministrazione è razzista. Si tratta di un fatto molto grave che avrebbe dovuto essere denunciato anche dalle opposizioni, in particolare dal Partito Democratico, ma non ci pare di aver sentito alcuna voce contro l’introduzione sistematica di simili discriminazioni nella città di Vigevano.

I silenzi su questioni di così grave portata che sono questioni che attengono alle regole di civiltà pesano come macigni. Al contrario qui a Vigevano ci si occupa solo di Sca, di terreni edificabili e cose similari e si calpestano impunemente i diritti dei cittadini.

Carlo Santagostino