Linee per una rinascita della Città

CarloVigevano è una città in profonda crisi. Isolata dal resto della Provincia e scollegata da Milano, nell’ultimo decennio si è fortemente deindustrializzata. La crisi economica del 2008 si è abbattuta su di una comunità già in gravissime difficoltà. Occasioni di lavoro non ce ne sono, i giovani, se sono capaci e professionalmente qualificati,sono costretti ad andare altrove. E’ una città di vecchi, ma nemmeno si può dire che sia una città per vecchi. Cultura poca, eventi sporadici, strutture permanenti di produzione culturale qualificata assenti. In simili condizioni è difficile immaginare che possa avere per alcuno una qualche forza attrattiva e che si possa ragionevolmente riconoscerle una qualche prospettiva per il futuro. In una simile condizione è perfino ovvio che abbia avuto prevalenza una “cultura” di chiusura e insieme di paura di massa. Il che ha voluto dire che si sono affermate come maggioritarie visioni regressive, sia con riguardo alle relazioni sociali, sia con riguardo alle scelte politiche della maggioranza dei cittadini. Visioni di paura verso il “foresto”, di chiusura al nuovo e diverso da sè, di difesa accanita e disperata dell’esistente. Simili condizioni di conservatorismo culturale e sociale trovano la loro plastica rappresentazione nelle politiche di destra e nelle persone fisiche che le hanno rappresentate e che, negli ultimi quindici anni,si sono,non a caso, succedute al governo di Vigevano. Costoro hanno amministrato la città come fosse un condominio senza risorse, senza idee, senza visione, senza coraggio. Così facendo hanno semplicemente accompagnato il processo di regressione anche culturale di una comunità priva di una classe dirigente degna di questo nome e di una borghesia coraggiosa o incline al rischio,ma semplicemente piegata a beneficiare di rimasugli di rendita parassitaria, accumulta negli anni della Vigevano operaia, progressita e industrializzata, che pure è esistita. Del resto la destra questo è: portatrice di una visione statica,spesso retriva, incapace di guardare,per sua stessa natura, al nuovo senza paure o nostalgie del passato. Non è un caso che l’ultimo tentativo fatto in questi quindici anni di governo della città è stato quello di incentivare, attraverso la speculazione edilizia, qualche residuo di rendita, nell’illusione che questo bastasse a far ripartire l’intera economia. Tragica illusione! Non si poteva non vedere che la attività di carattere edilizio intensivo da sola non poteva bastare. Non si poteva non vedere che costruire in un deserto non poteva portare alcun beneficio. Anzi, il contrario. Le case costruite sono lì, tragicamente invendute. , fallite le imprese che le hanno realizzate, licenziati i lavoratori che le hanno costruite. Questa è la destra he ha governato Vigevano. La città disastrata che ci lascia è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. La perdita del Tribunale è stata l’ultima evenienza negativa, simbolo di un luogo che ormai non conta più niente. Ma anche la sinistra ha le sue responsabilità,grandi responsabilità. Essa è stata assente, gravemente assente. In primo luogo per la incapacità di lanciare una necessaria e forte controffensiva culturale, in secondo luogo per la totale assenza di radici solide nella società civile e nel mondo del lavoro a causa della totale autoreferenzialità dei gruppi dirigenti. Tanto esigui da avere quasi una natura familistica, asfittica e senza respiro, chiusa in piccoli interessi di bottega. E’ ora di cambiare verso. Non ci si può rassegnare a questo stato di cose. Occorre che le intelligenze, le energie, le competenze, che pure ci sono nella città, escano allo scoperto. Si cominci a lavorare per un progetto innovativo di rinascita della città, per dare forza e concretezza ad una speranza possibile. Bisogna lavorare perchè a Vigevano:

1- Si ricostituisca un tessuto di solidarietà sociale e di riconoscimento della universalità dei diritti che in questi anni è stato distrutto e che viceversa è stato per molto tempo un vanto della nostra città.
2- possano nascere strutture di produzione culturale permanente di elevata qualità con l’utilizzo,nelle forme che si studieranno,dei grandi contenitori monumentali di cui la città dispone;
3-si lavori sul serio e con la necessaria determinazione per rimettere la città in collegamento con il resto della Provincia e con Milano per creare i presupposti di una rinata attività industriale.
Almeno questo. Il tutto con forte spirito unitario,liberando la sinistra vigevanese dalle strozzature che la rendono asfittica e liberandola con la democrazia e con la partecipazione libera e aperta e chiamando a raccolta tutte le forze vive e progressiste cittadine a collaborare autonomamente e a partecipare attivamente a questo progetto in modo libero e creativo. Attraverso un consapevole impiego della esperienza che è necessaria per portare a compimento un progetto così ambizioso, si potrà sollecitare contemporaneamente un vero rinnovamento di tutta la classe dirigente finalmente proiettata verso un futuro moderno, senza timori, di speranza concreta e coraggio innovativo. Credo valga la pena. Cominciamo a ragionarci.