Verso il 25 aprile 2° L’importanza della memoria:”COME SI DIVENTA NAZISTI” di Ferruccio Quaroni

“Come si diventa nazisti”, dello storico americano William Sheridan Allen, è un libro del 1965 ripubblicato da Einaudi nel 1994 con una bella prefazione di Luciano Gallino. A mio avviso, andrebbe fatto leggere nelle scuole superiori, non solo agli studenti ma anche agli insegnanti come utile supporto per spiegare il nazismo e, più in generale, il meccanismo di creazione del consenso ai regimi dittatoriali.

Il racconto si sviluppa tra il 1928 ed il 1933 in una cittadina dell’Hannover, nella Germania profonda: si tratta di una piccola comunità di 10.000 abitanti (oggi ne ha 30.000), piuttosto conservatrice ma anche con una forte presenza della socialdemocrazia, del sindacato e degli stessi comunisti.

Il libro è composto da tante storie quotidiane che ricordano un po’ le nostre, quelle di una comunità che si sta disgregando e che non se ne accorge. Il messaggio non è però quello della ineluttabilità che le vicende storiche si ripetano tali e quali.

Come sottolinea Gallino è perfino più inquietante in quanto trasmette la convinzione che la distruzione di una comunità politica e la fine della democrazia sono sempre possibili e che non ci si può illudere che ad impedirlo siano le condizioni storiche diverse, il livello di sviluppo economico, le istituzioni nate in Europa dopo la guerra a difesa della democrazia o una ipotetica maggiore maturità democratica dei cittadini.

Come sostiene giustamente la prefazione, oggi come allora gli avversari della democrazia circolano numerosi tra noi e stanno anche dentro di noi, nell’eterno conflitto tra bisogno di sicurezza e desiderio di libertà.

Ecco allora che appare ancora oggi molto significativo il racconto corale articolato in storie diverse che confluiscono però verso l’ineluttabilità della dittatura come risposta al malessere sociale, alla disoccupazione crescente, al senso di insicurezza, al malcontento per uno stato che funziona male, al rancore verso le minoranze etniche che “rubano lavoro, soldi e potere” ai cittadini “ariani”.

Solo alla fine del libro ci si accorge come tanti fatterelli quotidiani, anche insignificanti, erano però confluiti nella composizione del destino e della scelta autoritaria di una comunità locale e di un’intera nazione.

A concorrere al disastro finale fu anche, ed il testo lo illustra egregiamente, l’incapacità del Partito Socialdemocratico di stringere alleanze, sia alla propria sinistra che verso il centro, mentre i nazisti, con spregiudicatezza, imbarcavano di volta in volta alleati occasionali e parlavano linguaggi capaci di suscitare interesse e motivare ceti e settori sociali molto distanti dalla loro ideologia di base.

Emerge con evidenza il progressivo allontanarsi del popolo dallo Stato e dalla politica, percepiti come nemici corrotti incapaci di garantire un sistema di solidarietà sociale, di sicurezza e di benessere: mentre la violenza nazista cresce e si estende dagli avversari tradizionali alle persone e alle organizzazioni agnostiche e neutrali, la sinistra affonda fra divisioni, sospetti ed incapacità di fare fronte comune. Alla fine del 1935 la comunità di Thalburg (in realtà il nome vero è Nordheim), come entità civile, culturale e morale, cessa di esistere.

Avevo appena finito di rileggere “Come si diventa nazisti” quando ho appreso la notizia del Comandante della Polizia Locale di Biassono che, su Facebook, ha pubblicato una sua foto in divisa da SS con un eloquente commento “Basterebbe una compagnia di questi per sistemare alcune cose.”

Tralascio di commentare le farneticanti frasi di quello che dovrebbe essere un “servitore dello Stato” ma suggerisco a tutti di riflettere sul fatto che affermazioni e comportamenti di questo tipo si sentono e si osservano purtroppo sempre più spesso: il nazi-fascismo per qualcuno è una “innocua” moda; i mercatini sono zeppi di busti del duce e di paccottiglia del ventennio; generalizzazioni e orride banalità sulla dittatura si ascoltano con grande frequenza… Allora vale la pena di non abbassare la guardia e, soprattutto per chi svolge un ruolo educativo, pubblico e civico, di dare risposte forti e continue per ristabilire le verità, contrastare il senso diffuso di anti-Stato che si diffonde, ricordare la barbarie ed il Male rappresentato da nazismo e fascismo e proporre i contenuti di una società aperta, democratica ed inclusiva.

Di Ferruccio Quaroni