Ivan Della Mea, uomo e artista dell’impegno

dellamea“Se nasco un’altra volta ci rinuncio”. Ora che un improvviso malore se l’è portato via, il titolo di uno suoi libri potrebbe suonare quasi programmatico. Se non fosse che per Ivan Della Mea, storico interprete del movimento operaio, la parola “rinuncia” non aveva praticamente significato. Convinto com’era che quella dell’impegno fosse l’unica strada degna di essere percorsa.
L’ultimo saluto martedì alle ore 11 presso il Circolo Arci Corvetto Via Oglio 21 a Milano

Ivan Della Mea, cantautore, poeta e scrittore, nato a Lucca il 16 ottobre 1940, è morto la notte scorsa all’ospedale San Paolo di Milano. Aveva 69 anni.
Della Mea, insieme a Gianni Bosio, fu tra i fondatori del Nuovo Canzoniere Italiano, un laboratorio per artisti e intellettuali che ha segnato la storia della canzone di protesta italiana

Insieme a personaggi come Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Michele Straniero, Della Mea con i Dischi del Sole, una collana fondamentale per la cultura italiana, ha documentato una stagione in cui la musica accompagnava, da un lato, i fermenti giovanili degli anni ’60 e, dall’altro, testimoniava dello stretto legame tra la politica della sinistra e le lotte del nostro Paese.
Ivan Della Mea è stato un cantautore di tipo particolare che ha avuto alle spalle anche esperienze cinematografiche come quella del curioso western Tepepa, scritto insieme a Franco Solanas e interpretato tra gli altri da Thomas Milian e Orson Welles, così come nel 1979 ha fatto l’attore per “I Giorni Cantati” di Paolo Petrangeli, insieme a Roberto Benigni, Mariangela Melato e Giovanna Marini.

Negli anni ’90 ha diretto l’Istituto De Martino, una delle più prestigiose istituzioni dell’antropologia musicale italiana. Tra i titoli più famosi della sua discografia il Rosso e’ diventato giallo, Se qualcuno ti fa morto, La nave dei folli, La piccola ragione di allegria.
Con lo steso titolo di una delle sue canzoni più note, ‘”A quel omm”, Isabella Ciarchi ha realizzato di recente un documentario intervista, con interventi di amici e colleghi, ricostruendo il ritratto di un artista e di un intellettuale impegnato, senza dimenticare il suo lato umano.

Due anni fa, nel luglio 2007, pubblicò una lettera aperta a Bertinotti su Il Manifesto, in cui, tra l’altro, scriveva: “Noi, noi classe noi massa noi icché ti pare, noi siamo stati l’etica della sinistra, quella che è stata distrutta nel nome della ragione di partito sempre più coincidente con la ragione di potere, spesso, sempre quasi, molto personale. E questo, caro Fausto, fu a mio avviso l’errore più grave che non abbiamo saputo o voluto vedere’.

Della Mea si lascia alle spalle anche una discreta bibliografia (ultimo libro pubblicato il romanzo autobiografico Se la vita ti da uno schiaffo, Jaca Book 2009), della quale fa parte pure qualche giallo e una ampia pubblicistica che completa il ritratto di un personaggio complesso, che appartiene, insieme a Giovanna Marini e Paolo Pietrangeli, a una generazione che si è misurata su più fronti. cercando di cambiare questo paese, conciliando militanza culturale e politica, e che ha sempre avuto un rapporto complesso con le istituzioni.
Tratto da www.aprileonline.info